Lettera del Ministro dei Beni culturali al direttore de la Repubblica
Gentile direttore,
la scorsa settimana è stato bandito il concorso per assumere 500 funzionari antropologi, archeologi, architetti, archivisti, bibliotecari, demoetnoantropologi, esperti di promozione e comunicazione, restauratori, storici dell’arte. Per gli archivi e le biblioteche, la legge di stabilità 2015 ha elevato le risorse complessive da 22 a 46 milioni di euro: il bilancio della Biblioteca nazionale di Firenze è passato da appena 1 milione a 3 milioni di euro; il bilancio di quella di Roma da 1,5 a 5 milioni di euro; quello dell’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche da 1,5 a 2,5 milioni di euro; e la lista è ancora lunga.
L’articolo di Francesco Erbani “Biblioteche, i vertici lasciano per protesta”, del 28 maggio 2016, riporta le posizioni di diversi studiosi, alcuni dei quali da me nominati nel Consiglio superiore Beni culturali e nel Comitato tecnico scientifico per le biblioteche.
Questi studiosi, in vero, hanno riconosciuto le importanti misure adottate da questo governo, salvo però criticare aspramente la scelta di mettere a bando 25 posti di bibliotecario tra i 500 disponibili. Diviene allora doveroso fare chiarezza. La distribuzione dei 500 posti tra i 9 profili contemplati dalla legge – tutti egualmente in sofferenza e tutti aventi pari dignità – è stata compiuta secondo l’unico criterio possibile: la equa e proporzionale assegnazione di risorse umane a ciascun profilo.
Per ciascun di questi è stato così calcolato proporzionalmente il numero di posti in relazione ai 500 da mettere a bando: 90 archeologi su 136 carenze in pianta organica; 130 architetti su 198 carenze; 95 archivisti su 146 carenze; 40 storici dell’arte su 61 carenze; 30 funzionari della promozione e comunicazione su 50; e così via. I posti a concorso per il profilo bibliotecario sono dunque 25 sul totale nazionale di 41 carenze, il solo parametro rilevante ai fini del bando. I funzionari bibliotecari in servizio sono attualmente i più numerosi nel Ministero, 796, contro 333 archeologi, 495 architetti, 549 archivisti o 351 storici dell’arte o ancora 33 funzionari per la promozione e comunicazione.
Fatico francamente a comprendere, poi, i rilievi circa i requisiti previsti dai bandi, adottati nel rispetto della contrattazione collettiva nazionale. Sono riconosciute la ricerca e lo studio nell’Università e le attività maturate sul campo. Le commissioni d’esame saranno nazionali e composte da professori universitari, esperti, avvocati dello Stato o consiglieri di Stato, ciascuna presieduta da un dirigente dell’Amministrazione. I membri saranno designati non dalla “politica”,
ma dal Segretario generale del Mibact, vertice amministrativo. Un concorso molto serio, che forse proprio per questo ha allarmato molti.
Dario Franceschini
Fonte: La Repubblica, 31 maggio 2016