Classici Italiani
La prima storia dell'arte italiana - 1550

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La prima storia dell'arte italiana - 1550

VASARI, Giorgio (1511-1574). Le vite de’ più eccellenti architetti, pittori, et scultori italiani, da Cimabue insino a’ tempi nostri: descritte in lingua toscana, da Giorgio Vasari pittore aretino. Con una utile et necessaria introduzzione a le arte loro. Firenze, (Lorenzo Torrentino), (marzo) 1550.

 

PRIMA EDIZIONE, dedicata a Cosimo de’ Medici, della prima redazione delle Vite del Vasari.

Dopo la sua pubblicazione il trattato fu in parte riscritto e enormemente arricchito dall’autore, che lo ripubblicò a Firenze nel 1568 per i tipi dei Giunta, accompagnandolo con i ritratti degli artisti da lui stesso disegnati ed incisi in legno da Cristoforo Coriolano. Fu la seconda redazione dell’opera a riscuotere più successo e ad avere maggiore diffusione con le sue diciotto ristampe italiane ed otto traduzioni. Essa tuttavia, benché contenga molto materiale nuovo (trentaquattro vite in più nel solo Cinquecento, tra cui la vita dello stesso Vasari, e l’inclusione degli artisti viventi in appendice), è zeppa di sviste ed errori e, soprattutto, è priva della fresca naturalezza della prima edizione: il materiale, cresciuto a dismisura e mal organizzato, finisce per appesantire la più agile struttura della stampa torrentiniana, che si distingue anche per la sua straordinaria eleganza tipografica.

Le Vite del Vasari, composte probabilmente a partire dal 1540, segnano l’inizio della storiografia artistica e rappresentano un vero e proprio monumento innalzato alle arti meccaniche. Esse contengono le biografie degli artisti italiani dal XIII al XVI secolo, da Cimabue a Michelangelo (unico artista ancora vivente tra quelli inclusi), con valutazioni critiche sulle loro opere.

L’opera fece assurgere gli artefici delle arti meccaniche ad un livello di dignità mai visto in precedenza, grazie ad una presentazione che si richiama alle gallerie a stampa di figure eroiche o di regnanti, genere di grande successo nel Cinquecento. Le Vite si prestano d’altra parte anche ad una lettura romanzesca, in quanto coniugano magistralmente tecnicismo e diletto, informazione artistica e ritrattistica. I testi, basati su fonti manoscritte e a stampa, nonché su notizie orali e conoscenze dirette dell’autore, costituiscono infatti la principale fonte documentaria sulla vita professionale e personale dei più grandi artisti italiani del tardo Medioevo e del Rinascimento, che Vasari celebra come singole, irriducibili individualità.

L’ultima vita è quella dedicata a Michelangelo, vero punto culminante di tutta la raccolta, unico artista ad aver raggiunto l’immortalità da vivo. Per l’edizione del 1568 Vasari riscrisse la prima versione della biografia di Michelangelo, aggiornandola fino all’anno della morte (1564), e la fece uscire anche separatamente in un estratto (il primo che si ricordi nella storia dell’editoria italiana), cui fece apporre un nuovo frontespizio e una dedica ad Alessandro de’ Medici.

Giorgio Vasari, aretino, entrò molto giovane negli ambienti della corte medicea, dove si formò una buona cultura umanistica. Apprese la pittura e l’architettura a Firenze, a Venezia e a Roma, dove fu tra i discepoli di Michelangelo. Nel 1554 fondò a Firenze l’Accademia del Disegno. Impegnato come architetto nella costruzione del Palazzo degli Uffizi da lui progettato, affrescò, tra le altre cose, il salone della Cancelleria vaticana. Morì a Firenze nel 1574.

 

Descrizione fisica. In 4to. Tre parti di pp. 992, (22), che si trovano solitamente rilegate in due volumi. Grande figura xilografica in ovale al recto dell’ultima carta che rappresenta le tre belle arti e la fama alata. I frontespizi della prima e della terza parte sono contornati da una bella bordura architettonica incisa in legno, recante in alto lo stemma mediceo ed in basso una piccola veduta di Firenze. Esistono almeno due tirature di questa prima edizione, la prima delle quali si distingue perché non reca alcune correzioni apportate al testo durante la stampa ed è priva della dedica a papa Giulio III, posta in un secondo momento al verso del titolo della terza parte.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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