Italian Classics
L'utopia della Città del sole - 1623

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

L'utopia della Città del sole - 1623

CAMPANELLA, Tommaso (1568-1639). Realis philosophiae epilogisticaepartes quatuor, hoc est de rerum natura, hominum moribus, politica, (cui Civitas Solis iuncta est) et oeconomica, cum

adnotationibus physiologicis. A Thobia Adami nunc primum editae. Francoforte sul Meno, Egenolff Emmel per Gottfried Tambach, 1623.

 

PRIMA EDIZIONE, pubblicata per le cure di Tobias Adam, seguace tedesco dell’autore, delle Realis philosophiae epilogisticae partes quatuor, un raccolta di varie opere del Campanella, che comprende scritti di fisiologia, di etica, gli Aforismi politici e l’Oeconomica. Le Quaestiones, che nel piano di Campanella costituivano l’ultima parte della Philosophia realis , furono aggiunte solo nella seconda edizione, che uscì a Parigi nel 1637.

Alla fine della terza parte figura come appendice (pp. 415-464), ma dotata di frontespizio autonomo, la Civitas solis, una delle più celebri utopie della storia e l’opera più conosciuta di Tommaso Campanella. Redatta inizialmente in italiano, essa fu tradotta in latino dallo stesso autore insieme agli Aforismi politici.

La Città del sole, scritta in forma di dialogo fra un cavaliere dell’Ordine Ospitaliero e un capitano genovese di ritorno da un viaggio a Taprobana (Ceylon o Sumatra), descrive sul modello della Repubblica di Platone una società ideale retta dai filosofi, nella quale non esiste la proprietà privata e tutti i cittadini dividono fra loro ogni cosa (anche le donne), seguendo il semplice ordine naturale. L’opera contiene proposte pratiche per una riforma pedagogica, politica e sociale del genere umano e delinea uno stato teocratico e fortemente centralizzato, regolato dalla scienza e dall’astrologia, al quale l’individuo è subordinato.

La città solare, costituita da sette piani circolari concentrici, cinti da mura fortificate, si richiama all’utopismo urbanistico caro agli architetti del Rinascimento. Le leggi della città del sole sono pochissime, perché le regole, ferree, sono rispettate da tutti i “Solari”, in quanto in una società razionale è interesse di tutti che la convivenza sia perfettamente regolamentata e che il bene comune stia al di sopra di quello individuale. L’eugenetica (i rapporti sessuali devono essere controllati dai medici e devono tenere conto delle indicazioni astrologiche) e l’educazione sono i fondamenti della città ideale. L’indagine scientifica riveste poi un ruolo molto importante, perché essa permette all’uomo di migliorare la propria condizione attraverso l’invenzione di strumenti che ne facilitano l’esistenza. Questa fiducia nel progresso operato dalla scienza si sposa in Campanella con un certo misticismo, pervaso da una profetica previsione di una imminente renovatio mundi. Giovan Domenico Campanella nacque a Stilo in Calabria da un povero «scarparo» analfabeta. Nel 1582, per sfuggire al soffocante ambiente d’ignoranza e povertà del proprio paese, decise di entrare nell’Ordine domenicano e assunse il nome di Tommaso. Nel 1588 fu trasferito a Cosenza per completare gli studi teologici. In quell’occasione un amico gli porse una copia del De rerum natura di Bernardino Telesio, dalla cui lettura Campanella rimase profondamente influenzato. L’anno seguente, destando le apprensioni dei suoi superiori, manifestò il proprio entusiasmo per l’opera del suo conterraneo, scrivendo la Philosophia sensibus demonstrata di forte impronta telesiana, che nel 1591 fece stampare a Napoli, dove nel frattempo si era trasferito.

Nel 1592 subì il suo primo processo. Incarcerato con l’accusa di possedere un demone familiare annidato sotto l’unghia del mignolo, un tribunale dell’Ordine gli impose di abiurare il telesianesimo e di ritornare in Calabria. Campanella si oppose alla sentenza e fuggì prima a Roma, poi a Padova, dove frequentò l’università sotto falso nome e strinse amicizia con Galileo. Arrestato nel 1594 per ordine dell’Inquisizione romana, fu torturato e trasferito nelle carceri romane, che in quegl’anni ospitavano anche Francesco Pucci e Giordano Bruno. In prigione scrisse un compendio di fisica, poi stampato dall’Adam a Francoforte nel 1617 con il titolo Prodromus philosophiae instaurandae.

Liberato nel 1598 fece ritorno in Calabria. Stabilitosi nuovamente a Stilo, divenne l’istigatore di una rivolta antispagnola, mirante all’instaurazione di una società basata sulla comunione dei beni e delle donne e guidata attraverso le sue conoscenze astrologiche. Denunciato da due congiurati, tentò la fuga, ma fu subito ripreso e incarcerato in Castel Nuovo a Napoli. Fingendosi pazzo, riuscì a scampare la pena di morte. Condannato comunque al carcere a vita, negli anni seguenti compose alcune delle sue opere più importanti, come la Città del sole, la Monarchia di Spagna , gli Aforismi politici , la Metaphysica , la Theologia e l’ Atheismus triumphatus, in cui per la prima volta espresse con chiarezza la sua idea che il cristianesimo fosse la sola vera religione naturale. Nel 1616 scrisse anche una coraggiosa Apologia pro Galilaeo, in cui si schierò apertamente dalla parte dell’astronomo pisano.

Liberato finalmente nel 1626, Campanella seppe conquistarsi il favore di Urbano VIII grazie al suo sapere astrologico, che il papa teneva in gran conto. Nel 1632 dettò all’erudito francese Gabriel Naudé un’autobiografia andata perduta e uno scritto biobibliografico (Syntagma de libris propriis), poi pubblicato a Parigi nel 1642. Negli anni successivi alla sua scarcerazione l’orientamento del suo pensiero politico passò dall’esaltazione della monarchia spagnola, vista in precedenza come nazione designata dalla divina Provvidenza per realizzare la teocrazia mondiale da lui prevista, a quella della corona francese. E fu proprio a Parigi che egli cercò rifugio nel 1634 per evitare nuovi problemi con le autorità spagnole, dopo essersi reso conto che neanche l’appoggio papale poteva ormai proteggerlo.

Ricevuto onorevolmente da Richelieu, Campanella ottenne una pensione da Luigi XIII e l’approvazione di alcune sue opere da parte della Sorbona. Ciò nonostante, gli anni francesi non furono per lui facili. Nel 1638, poco prima di morire, scrisse l’ Ecloga in portentosam Delphini nativitatem sulla nascita del nuovo delfino di Francia, destinato a suo avviso ad un grande futuro. Il presagio si rivelò per una volta lungimirante, trattandosi del futuro Luigi XIV.

Le opere del Campanella ebbero una genesi ed uno sviluppo molto complesso. Furono spesso redatte in italiano e poi da lui stesso tradotte in latino e subirono vari rifacimenti e revisioni. Solo una piccola parte di esse fu data alle stampe mentre egli era ancora in vita, prevalentemente fuori dall’Italia: a Francoforte, dove l’amico Adam si adoperò a preparare e, a volte, tradurre per la pubblicazione i manoscritti del Campanella, che egli aveva personalmente raccolto durante un viaggio a Napoli o che aveva ricevuto dall’autore; e a Parigi negli ultimi anni prima di morire.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to piccolo di pp. (40), 508. Frontespizio inciso. Il frontespizio della Città del sole ( Appendix politicae Civitas solis idea reipublicae philosophicae ) reca al centro un’immagine xilografica del sole.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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