Classici Italiani
Il maggior crittografo del Rinascimento - 1563

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

Il maggior crittografo del Rinascimento - 1563

DELLA PORTA, Giovan Battista (ca. 1535-1615). De furtivis literarum notis, vulgo de ziferis libri IIII. Napoli, Giovanni Maria Scoto, 1563.

 

PRIMA EDIZIONE, dedicata al segretario napoletano di Filippo II, Giovanni Soto, della prima opera italiana di una certa consistenza interamente dedicata alla crittografia. Autori come L.B. Alberti, J. Silvestri e G.B. Bellaso, che si occuparono della materia prima di Della Porta, lo fecero marginalmente o in piccole pubblicazioni di poche pagine.

 

Il trattato di Della Porta ebbe un notevole successo editoriale. Il tipografo inglese John Wolf ne pubblicò una contraffazione a Londra nel 1591. Nel 1602 l’autore, che si era occupato di crittografia anche nel libro sedicesimo della sua opera sulla Magia naturale (1589), ne diede una versione rivista ed aumentata di un quinto libro.

Il De Furtivis Literarum Notis segna una tappa fondamentale nella nascita e codificazione della crittografia moderna. Divisa in quattro libri, l’opera illustra i metodi antichi, i metodi moderni, la criptoanalisi e le caratteristiche linguistiche che aiutano nella criptoanalisi. L’esperienza del Della Porta in materia appare non solo teorica, ma da alcune sue affermazioni è facile dedurre che egli si occupò attivamente della decifrazione dei messaggi. Molti dei consigli che egli fornisce nell’opera, sono ancor oggi perfettamente validi: scegliere frasi-chiave lunghe, ma prive di significato; nella scrittura del testo da cifrare, evitare di ripetere più volte lo stesso termine, ma far uso di sinonimi; inserire a caso parole scritte in maniera scorretta; cambiare spesso la frase-chiave; ecc.

L’esigenza di dover comunicare mutamenti politici o militari induceva principi e signori ad utilizzare pratiche di scrittura cifrata. Lo scambio di lettere e documenti doveva avvenire nel massimo segreto, affinché le parti avverse, nel caso riuscissero ad intercettare il testo, non potessero facilmente venire a conoscenza di importanti informazioni quali, per esempio, le modalità di attacco o di difesa di un territorio. In questo contesto il lavoro di Della Porta assunse grande rilevanza sia in ambito diplomatico-militare che in ambito commerciale.

G.B. Della Porta, originario di Vico Equense, straordinaria figura poliedrica del nostro Rinascimento, fu matematico, architetto, medico empirico, filosofo, botanico, biologo, meteorologo, ottico, crittografo, astrologo, alchimista, chiromante, inventore e drammaturgo.

Membro di una famiglia seminobiliare e benestante, compì numerosi viaggi attraverso l’Italia, la Francia e la Spagna. Come il padre, che era stato segretario regio, anch’egli fu al servizio prima di Carlo V, quindi dei viceré spagnoli delle Due Sicilie.

Autodidatta cresciuto in un ambiente colto e stimolante, egli pubblicò giovanissimo un trattato sulle meraviglie della natura (Magiae Naturalis, Napoli 1558), che ebbe grande successo. Nella sua casa di Vico Equense, Della Porta fondò la celebre Accademia dei Segreti (Academia Secretorum Naturae), in seno alla quale si effettuavano esperimenti chimicobiologici e si discutevano problemi di natura scientifico-esoterico-filosofica. L’attività dell’accademia attirò le attenzioni dell’Inquisizione che ne intimò la chiusura.

Grazie alla protezione del cardinale Luigi d’Este, Della Porta riuscì ad evitare incriminazioni personali e nel 1579 si trasferì a Roma al servizio di quest’ultimo. Nel 1585 entrò nell’ordine dei Gesuiti. Nel 1586 rappresentò la prima delle sue numerose commedie, L’Olimpia, e diede alle stampe la sua opera più celebre, il De humana physiognomonia libri IIII, in cui espresse la tesi secondo la quale l’indole degli esseri umani sarebbe influenzata non tanto dall’influsso astrale, quanto piuttosto dalla loro costituzione fisica. Il libro, che ebbe subito grande diffusione, fu censurato dall’Inquisizione veneziana e dal Santo Uffizio, che mise al bando le opere scientifiche di Della Porta e gli impose un divieto di pubblicazione fino al 1598.

Nel 1603 fece uscire il trattato Coelestis Physiognomoniae, nel quale ritrattava molte teorie espresse nel De humana physiognomonia. Negli ultimi anni di vita, Della Porta tornò ad uno dei suoi argomenti preferiti, l’alchimia, pubblicando il trattato De distillatione (1608). Morì a Napoli il 4 febbraio del 1615 e fu sepolto con grande pompa nella chiesa di San Lorenzo.

 

Descrizione fisica. Un volume in 4to di pp. (20), 228. Con numerosi diagrammi, grafici e prontuari in legno nel testo. Inoltre con 3 tavole a tutta pagina recanti un disco girevole al centro (pp. 73, 79 e 83). Stemma del Regno di Napoli sul titolo.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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