Classici Italiani
I moti carbonari - 1823

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

I moti carbonari - 1823

PANIZZI, Antonio (1797-1879). Dei processi e delle sentenze contra gli imputati di Lesa-Maestà e di aderenza alle Sette proscritte negli Stati di Modena. Notizie scritte da Antonio Panizzi e pubblicate da ***. Madrid, per Roberto Torres [ma Lugano], 1823.

 

PRIMA EDIZIONE della prima opera del Panizzi, scritta all’età di ventiquattro anni in occasione del celebre processo di Rubiera, in cui egli fu condannato a morte in contumacia dopo essere riuscito a scappare dal ducato di Modena. Antonio Panizzi, originario di Brescello, si laureò in legge all’università di Parma nel 1818. Nei primi anni di esercizio della sua professione ottenne una certa fama e, nonostante la sua giovane età, fu fatto ispettore delle scuole dal duca di Modena, che nutriva una forte stima per lui. Nel 1820 fu iniziato carbonaro. Nel 1822 le indagini riguardanti l’uccisione di un agente di polizia portarono alla sua incriminazione. Riuscito a scappare grazie all’amicizia di un ufficiale, trovò rifugio a Lugano, dove scrisse e diede alle stampe questa celebre opera, in cui sono denunciate le crudeltà e le ingiustizie del governo modenese.

La straordinaria rarità del libro deriva sia dal fatto che gli Este cercarono di intercettarne e distruggerne quante più copie possibile, sia dalla successiva riluttanza del Panizzi a parlare di questa sua fatica giovanile. Successivamente infatti egli finì col considerarla quasi una creatura illegittima: non volle che Vincenzo Salvagnoli ne curasse una seconda edizione nel 1859, distrusse i sette esemplari che gli furono consegnati durante il suo viaggio in Italia nel 1863 e non ne volle dare nessuna copia, almeno finché visse, al British Museum.

Nel 1897, primo centenario della nascita di Panizzi, Giosuè Carducci, con il titolo Le prime vittime di Francesco IV duca di Modena, una ristampa dell’opuscolo, alla quale premise alcune dense pagine che risvegliarono in Italia l’interesse per quel «giovane avvocato e dottissimo bibliografo, tenace sprezzatore di leggerezza e vanità», come appunto lo definì il Carducci.

Dalla Svizzera Panizzi riparò in Inghilterra, dove compì una brillante carriera che lo portò a ricoprire la cattedra di letteratura italiana presso l’University College di Londra (1828) e a diventare prima bibliotecario, quindi dal 1856 direttore del British Museum. Egli si mantenne sempre in contatto con i patrioti italiani: fu amico del Foscolo e rimase in rapporti epistolari con Cavour, D’Azeglio, Mazzini e Garibaldi.

 

Descrizione fisica. Un volume in 8vo di pp. (2), 247, 1 bianca.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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