Classici Italiani
L'autobiografia del più celebre 'libertino' di tutti i tempi - 1826-1838

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

L'autobiografia del più celebre 'libertino' di tutti i tempi - 1826-1838

CASANOVA, Giacomo (1725-1798). Mémoires de J. Casanova de Seingalt, écrits par lui-même. Lipsia, F.A. Brockhaus; Parigi, Heideloff et Campé; Bruxelles; 1826-1838.

 

PRIMA EDIZIONE del manoscritto originale della Histoire de ma vie di Giacomo Casanova, uno dei capolavori mondiali della letteratura memorialistica. Rimasto inedito per molti anni, il testo fu venduto nel 1821 da Carlo Angiolini, figlio di un nipote dell’autore, all’editore di Lipsia F.A. Brockhaus in cambio di duecento talleri.

Brockhaus a breve distanza di tempo ne diede due edizioni. Tra il 1822 e il 1828 pubblicò per prima la traduzione tedesca di Wilhelm von Schütz (Aus den Memoiren des Venetianers Jacob Casanova de Seingalt), quindi affidò alle cure di Jean Laforgue, allora professore di francese presso la Ritter Akademie di Dresda, la stampa della versione originale. Nel frattempo, fra il 1825 e il 1829, apparve a Parigi (Tournachon-Molin) un’edizione pirata esemplata su quella tedesca.

La stampa di Laforgue venne tuttavia interrotta nel 1827, su ordine governativo, dopo l’uscita del quarto volume. I volumi dal quinto all’ottavo uscirono quindi a Parigi nel 1832 dai torchi di Heideloff et Campé, mentre gli ultimi quattro furono pubblicati a Bruxelles senza il nome dello stampatore.

Entrambe le edizioni di Brockhaus risultano fortemente alterate. Se Schütz si era limitato a censurare alcuni passaggi, Laforgue intervenne pesantemente anche sulla lingua, modificando ed interpolando il francese casanoviano. Soltanto in tempi recenti (Wiesbaden-Parigi, 1960-1962), il manoscritto originale dell’opera è stato integralmente e fedelmente riprodotto e la sua sostanziale veridicità comprovata su base documentaria. Giacomo Casanova nacque a Venezia nel 1725. Figlio di due attori (ma, come riporta lo stesso autore in una sua operetta, girava voce ai suoi tempi che egli fosse nato da una relazione della madre con il nobile Michiel Grimani, proprietario dle teatro S. Samuele), rimase orfano di padre a soli otto anni. La madre, costretta a viaggiare per la sua professione, lo affidò alle cure della nonna materna. Passato sotto la tutela di Alvise Grimani, fu mandato a studiare a Padova con l’abate Antonio Gozzi. In pochi anni giunse a possedere una vasta cultura, sia letteraria che scientifica, e apprese a suonare il violino.

Negli anni universitari (si era iscritto alla facoltà di legge) pensò più a divertirsi che a studiare. Fu quindi richiamato a Venezia per essere avviato alla carriera ecclesiastica. Presi gli ordini minori nel 1740, cominciò a frequentare la società colta veneziana, nella quale fu introdotto dall’amico poeta Giorgio Baffo.

Tra il 1741 e il 1742 conseguì la laurea in legge a Padova e compì un primo viaggio a Corfù e Costantinopoli. Precoci e numerose furono le sue prime esperienze sentimentali, nelle quali dimostrò doti amatorie fuori dal comune. Rinchiuso per un certo periodo nel forte di Sant’Andrea per ragioni ignote, fu liberato grazie all’interessamento della madre, che si trovava a Dresda. Destinato al servizio del neoeletto vescovo di Martirano in Calabria, Casanova preferì abbandonare l’abito ecclesiastico e si stabilì a Napoli, dove conobbe Antonio Genovesi e strinse relazioni con varie nobildonne.

Dopo una sfortunata tappa romana, nel 1745 ad Ancona si invaghì di una famosa cantante. L’anno seguente si arruolò nell’esercitò e s’imbarcò per Costantinopoli. Nel 1746 fu di ritorno a Venezia ed entrò come violinista nell’orchestra del teatro di S. Samuele. Conobbe quindi il senatore Matteo Bragadin e i suoi amici Marco Dandolo e Marco Barbaro, appassionati di scienze occulte, ai quali fece credere di possedere mirabili capacità magicocurative. Grazie al loro appoggio, Casanova passò tre anni spensierati tra il gioco ed gli amori, ma nel 1749 per un’imprudenza fu costretto a fuggire dalla città. Trovò rifugio prima a Milano, poi a Mantova. A Cesena, poco tempo dopo, incontrò la donna che suscitò in lui il maggior sentimento fra tutte quelle da lui conosciute nella sua vita, della quale si fece subito accompagnatore ed amante. I due si separano a Ginevra, da dove Casanova partì per Parigi.

In Francia si affiliò alla massoneria, si fece dare lezioni di francese da P.J. Crébillon e frequentò gli ambienti dell’Opéra e della Comédie française. Lasciata la capitale francese nel 1752, raggiunse la madre a Dresda, visitò Praga e rese omaggio a P. Metastasio a Vienna.

 Il 29 maggio del 1753 rimise piede a Venezia, festosamente accolto da Bragadin e dagli altri. Riprese presto le solite abitudini e si invaghì, fra le altre, di una suora che frequentava anche l’ambasciatore di Francia. Quest’ultimo amava assistere agli incontri sessuali fra il suo antagonista e la comune amante e presto strinse amicizia con Casanova. Questi, divenuto celebre in città per le sue idee anticonformiste, fu arrestato nel 1755 con l’accusa di aver diffuso versi antireligiosi. Della rocambolesca fuga dai Piombi, Casanova ci ha lasciato un ampio resoconto (Histoire de ma fuite) pubblicato a Lipsia nel 1788.

Nel 1757, nuovamente a Parigi, egli organizzò una lotteria di grande successo e ricevette alcuni incarichi da parte dell’abate de Bernis, allora segretario di stato per gli affari esteri.

Venne tuttavia arrestato ancora una volta per debiti. Nel 1759 si recò Colonia e da lì partì per un lungo giro d’Europa. Fece tappa in Svizzera, dove rese omaggio a Voltaire presso il suo castello di Ferney, quindi a Grenoble, Avignone, Valchiusa (per visitare i luoghi cari a Petrarca), Genova, Livorno, Firenze e Roma. Nella città papalina conobbe R. Mengs e J.J. Winckelmann e ricevette dal papa l’Ordine dello Speron d’Oro. Nel frattempo si era autonominato cavaliere di  Seingalt.

Nel 1761 tornò a Parigi, dove strinse una relazione con una ricchissima donna di vent’anni più vecchia di lui, appassionata di occultismo e facilmente suggestionabile, a cui pare riuscì a spillare quasi un milione di lire francesi dell’epoca.

Due anni dopo tentò la sorte anche a Londra. Questa volta fu una donna che si prese gioco di lui, come egli stesso confessò amabilmente nelle memorie. Nel 1764 riprese le sue peregrinazioni e giunse a Berlino, dove fu accolto da Federico II, che gli offrì un incarico da precettore, da lui rifiutato. Soggiornò quindi per nove mesi a Pietroburgo, prendendosi in casa una giovane e bellissima contadina. In Russia Casanova ebbe modo di incontrare per ben quattro volte Caterina II. Sempre munito di ottime credenziali, sulla via del ritorno si fermò in Polonia, dove fu protagonista di un duello con un conte locale, da lui gravemente ferito. Dell’avvenimento, che corse sulle bocche di tutta Europa, egli diede una prima minuziosa descrizione ne Il duello, pubblicato a Venezia nel 1780 all’interno degli  Opuscoli  miscellanei .  Costretto  quindi a lasciare il paese, riprese a viaggiare, ma i suoi soggiorni cominciarono ad essere meno graditi. Nel 1767 trovò riparo a Madrid, dove rimase per quasi un anno.

Dopo aver pubblicato a Lugano un’operetta storica su Venezia, nel 1769 rientrò in Italia. A Bologna fece uscire un curioso opuscolo polemico intitolato Lana caprina. Epistola di un licantropo. Nel 1774 ottenne finalmente la grazia e poté rimettere piede in patria dopo diciotto anni di assenza. Restava comunque un sorvegliato speciale. Si dedicò allora all’attività letteraria e cominciò a tradurre l’Iliade, dando alle stampe il primo volume nel 1775.

L’impresa rimase incompiuta dopo l’uscita del terzo volume nel 1778. Divenuto collaboratore ed informatore degli inquisitori, nel 1777 Casanova conobbe il  librettista Lorenzo da Ponte e poco tempo dopo il celebre mago palermitano Alessandro Cagliostro. Nell’urgenza di guadagnare egli s’improvvisò editore, ideando un periodico mensile intitolato Opuscoli miscellanei, e impresario teatrale. Ma entrambe le strade si chiusero presto con un bilancio negativo.

Una nuova imprudenza commessa nei confronti di due nobili che lo avevano offeso, costrinse nuovamente Casanova a lasciare Venezia. Nel 1783 si rifugiò a Vienna, quindi riprese le sue peregrinazioni in Germania e in Olanda. Di nuovo nella capitale asburgica l’anno seguente, egli rivide Da Ponte, con il quale pare collaborò alla stesura del libretto del Don Giovanni , poi musicato da W.A. Mozart.

Ridotto economicamente a malpartito e ormai anziano, accettò a malincuore l’incarico di bibliotecario del conte di Waldstein presso il suo castello in Boemia. Negli ultimi tristi anni egli compose varie operette e, dal 1790 fino alla morte, si dedicò assiduamente alla stesura della sua autobiografia. Questa si interrompe all’anno 1774, o perché la morte ne impedì la continuazione o perché Casanova, alla ricerca di consolazioni nel suo avventuroso passato, non riuscì a farsi narratore della sua decadenza. In collera verso la sua patria, da cui era stato ripudiato, ma nello stesso tempo rattristato dalla sua caduta nel 1797, morì a Duchcov il 4 giugno del 1798. Sepolto in una chiesetta lì vicino, la sua tomba non fu più ritrovata.

 

Descrizione fisica. Dodici volumi in 8vo. Vol. I (Lipsia, Brockhaus, 1826): pp. XXIV, 455, (3); II (Lipsia, Brockhaus, 1826): pp. VI, 468, (2); III (Lipsia, Brockhaus, 1827): pp. VIII, 468, (2); IV (Lipsia, Brockhaus, 1827): pp. VIII, 519, (1); V (Paris, Heideloff et Campé, 1832): pp. VII, 513, (1); VI (Paris, Heideloff et Campé, 1832): pp. VII, 524; VII (Paris, Heideloff et Campé,  1832):  pp.  VI,  516;  VIII  (Paris, Heideloff et Campé, 1832): pp. VI, 492; IX (Bruxelles, 1838): pp. VI, 621, (1); X (Bruxelles, 1838): pp. VI, 524; XI (Bruxelles, 1838): pp. VI, 496; XII (Bruxelles, 1838): pp. VI, 470.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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