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Rossana Rummo (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) - Il collezionismo librario

Data 01/12/2020       Categoria Articoli e pubblicazioni
Autore Admin

Rossana Rummo (Ministero per i Beni e le Attività Culturali) - Il collezionismo librario

Desidero ringraziare gli organizzatori dell’edizione 2012 di Artelibro, Festival del Libro d’Arte, che mi vede presente quale rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali in qualità di Direttore Generale per le biblioteche, gli istituti culturali e il diritto d’autore e Direttore Generale per gli archivi.

Oggi abbiamo l’occasione di affrontare alcuni degli argomenti e problemi all’attenzione non solo nazionale, ma anche internazionale: si tratta di evidenziare importanti questioni che in realtà ci offrono la possibilità di valutare possibili soluzioni.

Parlare di libro e di collezionismo vuol dire riconoscere una prospettiva comune che collega in unico circuito quella filiera costituita da collezionisti, bibliofili, librai antiquari e biblioteche sotto un comune denominatore, il libro, che è occasione di divergenze, contrapposizioni e rapporti difficili, ma anche veicolo di contenuti e, quindi, strumento di conoscenza e cultura, ed al tempo stesso oggetto commerciale: in generale, un bene di mercato che inevitabilmente chiama in causa gli aspetti diabolici e le contraddizioni del mercato stesso, che il mondo dei beni culturali cui appartengo deve arginare.

Esiste tuttavia un circuito virtuoso che dovrebbe essere tale: quello rappresentato da  collezionisti, bibliofili, biblioteche e cittadini, di cui ho precedentemente parlato. L’intrinseca dualità del libro, nella sua veste di oggetto commerciale e veicolo di contenuti, diviene fonte di incomprensioni e conflitti poiché il libro stesso è per sua natura portatore di prospettive apparentemente inconciliabili: da una parte quella del valore culturale dell’opera; dall’altra, quella del profitto economico dato dall’oggetto di antiquariato.

Questa evidente dualità di prospettive ha prodotto, e produce, incomprensioni, talvolta conflitti, che, nel caso dell’antiquariato, hanno trovato terreno di confronto soprattutto nel delicato settore della normativa di tutela che accomuna in un'unica, complessa, disciplina beni diversi quali reperti archeologici, oggetti d’arte, documenti storici e beni librari.

 La peculiarità della normativa di tutela italiana affonda le proprie radici nel tessuto storico del nostro Paese che possiede un enorme patrimonio culturale e bibliografico e una specifica vocazione territoriale caratterizzata dalla capillare dispersione nel territorio del proprio patrimonio; questa è la causa di una normativa di tutela molto stringente non priva di alcune contraddizioni e vincoli talvolta eccessivi. Tale normativa potrebbe essere oggetto di approfondimento attraverso una attiva interlocuzione e confronto con le Regioni, in considerazione del rapporto che sussiste con quest’ultime.

Da questa connotazione del Paese, ovvero dalla forte connessione tra territorio e collezioni, deriva la principale caratteristica del modello italiano in cui la tutela è intesa non solo in senso patrimoniale ma anche, e soprattutto, come funzione civile che identifica nel complesso dei beni culturali una sorta di eredità di affetti e identità di memoria.

Questo è un elemento da non dimenticare poiché quando si parla di normativa di tutela si sottolinea l’aspetto rigido della regolamentazione italiana che nel Codice dei beni culturali ha trovato la sua collocazione; è fondamentale sottolineare che il nostro modello si diversifica nettamente dagli altri paesi in virtù di un tessuto di biblioteche statali, comunali ed ecclesiastiche che non ha eguali nel resto d’Europa per la presenza diffusa degli istituti sul territorio e per una ricchissima identità patrimoniale verso la quale l’attenzione dello Stato deve essere estremamente elevata.

 Desidero porre l’accento sull’attività del Comando Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale e sui grandi passi avanti fatti in ordine alla prevenzione dei furti che, per l’anno 2011, sono significativamente diminuiti. Non solo: nel passato il patrimonio sottratto non veniva restituito alla pubblica fruizione, mentre attualmente si registrano 42.000 beni librari recuperati.

Entro nel merito di una questione che ha fatto accendere i riflettori nazionali ed internazionali sul Paese e in particolare sul capoluogo campano per la spiacevole vicenda che ha interessato la Biblioteca del Monumento Nazionale dei Girolamini, uno scrigno straordinario da restituire al più presto alla fruizione dei cittadini anche a mo’ di emblema dell’operato e degli obblighi che lo Stato deve assumere in queste occasioni nei confronti del Paese. Senza entrare nel merito dei dettagli di ordine civile, penale e processuale e dell’indagine in corso che ha permesso di identificare ed accertare responsabilità dell’accaduto, è importante sottolineare che la visita della Biblioteca dopo la devastazione ha fatto emergere alcuni delicati aspetti che vedono attualmente impegnato il Ministero per i beni e le attività culturali negli interventi a favore delle 11 biblioteche annesse ai Monumenti Nazionali: proprio perché quest’ultime non sono tutelate da una specifica e vincolante regolamentazione è stata perpetrata la nota devastazione.

Nello specifico, l’intervento in corso presso la Biblioteca del Monumento Nazionale dei Girolamini riguarda una accurata bonifica dei volumi usurati da anni di degrado e da problemi patologici dei quali si occupano i tecnici dell’Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario.

Anche a seguito della vicenda dei Girolamini e di altri simili accaduti, necessita una maggiore responsabilizzazione nei riguardi della tutela del libro da parte dello Stato, nonché una più salda e forte collaborazione tra gli attori e i protagonisti della filiera del libro, soprattutto nel momento di attuale difficoltà economica attraversato dalle biblioteche – basti guardare alle politiche degli acquisti di raccolte private o di libri d’antiquariato – e dai mercati; per questo è auspicabile la semplificazione della regolamentazione al fine di favorire il mercato antiquario e il collezionismo, senza far abbassare la guardia sui compiti dello Stato italiano, del Ministero per i beni e le attività culturali e delle biblioteche che devono procedere di pari passo nella tutela dell’identità del cittadino.

Dunque, anche in ragione della disparità a livello regionale dei vincoli alle esportazioni, di standard, comportamenti e procedure operative, risulta prioritaria l’apertura di un tavolo tecnico con Regioni, Conferenza Stato Regioni e organismi deputati per armonizzare il settore, trovare soluzioni comuni che facciano vivere lo straordinario mercato antiquario e l’operato dei collezionisti, quale ganglio vitale di questa filiera e specifico settore che prenda parte alla collaborazione e allo sforzo etico di cui c’è bisogno per la tutela del libro e del patrimonio culturale italiano.

Infatti, l’episodio occorso non ha solamente oscurato l’immagine dello Stato italiano ma ha gettato ombre sulla stessa professione degli antiquari: è dunque fondamentale che la parte sana di questo corpo proceda in rapporto sinergico con la nostra Amministrazione per recuperare una collaborazione viziata da alcuni elementi negativi che devono essere espunti.

Auspico, dunque, che non si tratti semplicemente di un messaggio verbale ma di un impegno fattivo per superare storiche separazioni e per rinsaldare l’interlocuzione con la Conferenza Stato Regioni che ha un ruolo fondamentale in questa partita a favore della tutela: priorità fondamentale del Ministero per i beni e le attività culturali.




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