Italian Classics
Il primo atlante celeste - 1540

Data 01/12/2020       Categoria Italian Classics
Autore Admin

Il primo atlante celeste - 1540

PICCOLOMINI, Alessandro (1508-1579). DE LA SFERA DEL MONDO. Libri quattro in lingua toscana, i quali non per via di traduttione, né à qual si voglia particolare scrittore obligati: ma parte da i migliori raccogliendo; e parte di nuovo producendo; contengano in se tutto quel ch’intorno à tal materia si possa desiderare; ridotti à tanta agevolezza, et à cosi facil modo di dimostrare che qual si voglia poco essercitato negli studij di matemmatica potrà  agevolissimamente et con prestezza intenderne il tutto. DELE STELLE FISSE. Libro uno con le sue figure, e con le sue tavole, dove con maravigliosa agevolezza potrà ciascheduno conoscere qualunque stella dele XLVIII Immagini del Cielo stellato, e le favole loro integramente: et sapere in ogni tempo del’anno, à qual si voglia hora di notte, in che parte del cielo si trovino, non solo le dette immagini, ma qualunque stella di quelle. Venezia, al segno del Pozzo (Giovanni Antonio e Domenico Volpini ad istanza di Andrea Arrivabene), (aprile) 1540.

 

PRIMA EDIZIONE, dedicata alla celebre rimatrice senese Laudomia Forteguerri de Colombini, di questo fortunato manuale astronomico, uno dei più diffusi ed apprezzati del Cinquecento.

Esso fu scritto negli anni del soggiorno padovano dell’autore come parte di un vasto programma di volgarizzamento della produzione scientifica antica. Questo programma, lungamente dibattuto nelle riunioni dell’Accademia degli Infiammati, di cui Piccolomini era membro, prevedeva che la cultura scientifica non fosse più esclusivo appannaggio dei letterati, ma venisse messa a disposizione di un vasto pubblico.

Grazie alla presente opera, che si rivolge principalmente ad un pubblico femminile, egli può essere considerato come il creatore d’un nuovo genere letterario e il precorritore di B. Fontanelle e F. Algarotti.

Nonostante l’intento divulgativo, De la sfera del mondo contiene aspetti innovativi anche sul piano scientifico. Il libro rappresenta infatti il primo atlante celeste mai pubblicato (le mappe in esso contenute, che raffigurano tutte le costellazioni tolemaiche ad eccezione di quella del Cavallino, sono le prime riproduzioni stellari prive delle consuete figure mitologiche) e introduce per la prima volta il sistema, poi adottato da Johann Bayer e attraverso di lui da tutti i moderni astronomi, di utilizzare le lettere per contrassegnare le stelle.

Queste sono poi rappresentate in quattro grandezze differenti a seconda della loro luminosità. Per orientarsi nell’osservazione della volta celeste, le tavole presentano anche una scala graduata e indicano sempre la posizione del polo nord.

Alessandro Piccolomini si formò a Siena, sua città natale, dove nel 1531 divenne membro dell’Accademia degli Intronati. Nel 1538 si trasferì a Padova per completare i propri studi sotto Vincenzo Maggi e Federico Delfino. Nel periodo padovano fu anche lettore di filosofia morale. Dopo un breve soggiorno a Bologna (1542-‘43), dove ebbe modo di seguire le lezioni di Ludovico Boccadiferro, fece ritorno a Siena. Dal 1546 al 1558 lavorò a Roma nell’ambito della curia papale. Tornato a Siena, prese gli ordini e nel 1574 fu nominato arcivescovo di Patrasso. Continuò tuttavia a risiedere nella città toscana, dove la morte lo colse nel 1579.

Piccolomini fu soprattutto un apprezzato commentatore e volgarizzatore di Aristotele, ma si distinse anche per varie opere letterarie e teatrali di grande successo (L’Amor costante, 1540; L’Alessandro, 1545; Cento sonetti, 1549; L’Hortensio, 1571), dove seppe mettere in pratica con originalità i precetti della poetica aristotelica. Scrisse inoltre un importante trattato etico-politico (De la institutione di tutta la vita de l’homo nato nobile e in città libera, 1542) e il Dialogo de la bella creanza delle donne (1539).

 

Descrizione fisica. Due parti in un volume in 4to di cc. (8), (1-4), 5-52 + cc. (1-4), 57-176 [i.e. 178], (2). A c. (53) si apre con frontespizio proprio la parte intitolata De le stelle fisse libro uno. Con numerose figure in legno nel testo e 47 (mal numerate XLVIII) tavole di costellazioni a piena pagina corredate dalle rispettive tabelle esplicative. Non fu stampata la mappa relativa alla costellazione del Cavallino. La numerazione salta in alcuni esemplari la tavola XVIII, in altri la XXIV.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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