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Alberto Vigevani - Il Fondo Verri

Data 01/12/2020       Categoria Articles and Publications
Autore Admin

Alberto Vigevani - Il Fondo Verri

L’amica contessa Luisa Andreani Sormani Verri porta con tanta e discreta grazia sulle sue fragili spalle – che si vorrebbero cingere in un valzer o più facilmente, data la mia età, in un fox lento come usava ai tempi miei – la difficile eredità di una buona fetta del libro d’oro ambrosiano.

Nei miei ricordi librari c’è un Andreani, Paolo, che nel 1784 compì due ascensioni in aerostato, le prime in Italia e tra le prime nel mondo, e il palazzo Sormani, oggi Biblioteca Comunale, opera di Francesco Croce, di cui porta tuttora le tracce che lo fanno somigliare alla base di un trumeau, mentre il giardino, disegnato piu tardi dal Pollack, era quello che oggi è il bellissimo Giardino della Guastalla. Altro non so dei Sormani mentre sui Verri il mio compianto amico Sergio Romagnoli ha molto scritto e indagato. Soprattutto sul grande Pietro, corrispondente anche di Voltaire, che, con Cesare Beccaria, fu il maggiore degli illuministi lombardi: collaborò all’ideazione e in parte alla stesura del suo capolavoro, Dei delitti e delle pene. Tra i tanti libri di Pietro, va annoverata la Storia di Milano, completata dal Cusani, che andrebbe degnamente ristampata. Pietro si occupò particolarmente di economia, mentre il più giovane, Alessandro, letterato e drammaturgo, fu tra i primi traduttori di Shakespeare.

Ma se tutta questa eredità Luisa porta, ripeto, con disinvolta grazia, la villa di Lurago d’Erba che, posta su un colle, e coi suoi fabbricati quasi un paese a sé, conteneva nelle sue ampie stanze la biblioteca e il vasto archivio di tutta la famiglia Verri che, nell’insieme e anche per le continue consultazioni alle quali dava generosamente accesso, finiva col pesarle. Era costretta, per riguardo ai suoi avi illustri, oltre che agli studiosi dell’illuminismo lombardo e non, da Sergio Romagnoli a Franco Venturi, da Giansiro Ferrata a Francioni, che soprattutto indagavano nell’archivio, a compiere continui viaggi, anche quando la villa era chiusa, nei rigidi inverni brianzoli, per aprire di persona porte, armadi e biblioteca. Era sola, non aiutata da nessuno e non la lasciavano in pace. Così le venne in mente di cedere tutto l’insieme a una seria e prestigiosa istituzione che se ne prendesse cura. Ma, prima di compiere un passo di quell’importanza, volle consigliarsi con amici disinteressati e competenti. Il primo pensiero della proprietaria era stato di farne dono a una delle due maggiori biblioteche storiche della citta, l’Ambrosiana – che possedeva già la biblioteca di Beccaria –, o quella di Brera, ch’era stata fondata da Maria Teresa. Amica di mio fratello Enrico, aveva pensato di sentire anche il nostro parere. Io ero nel consiglio direttivo della ?Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico?, presieduta dal figlio Maurizio che l’aveva eretta sulla base della biblioteca paterna, una delle maggiori e più aggiornate sull’argomento.

A quel tempo l’Ambrosiana o Brera, troppo vaste (entrambe avevano tra l’altro subito furti e ablazioni di pagine da atlanti e libri importanti), avrebbero quasi seppellito una raccolta omogenea e ben conservata, mentre la recente e ordinatissima Fondazione avrebbe conservato il Fondo Verri come il suo tesoro più prezioso. Lo dissi alla contessa, che accettò in pieno il mio consiglio, suffragato da mio fratello, e fece generosamente dono dell’archivio Verri (una parte, la meno interessante, dovette essere prelevata dall’Archivio di Stato) e dell’intera biblioteca alla Fondazione Mattioli, il cui peso culturale venne così ad accrescersi in maniera del tutto eccezionale. E credo che Luisa, subito cooptata nel consiglio direttivo della Fondazione, liberata da quello che era divenuto un peso e una preoccupazione, sia stata soddisfatta del mio consiglio, soprattutto oggi che il Fondo Verri è sistemato nei saloni di palazzo Anguissola che, non solo nel contenuto, ma coi mosaici, l’arredo, gli stucchi dell’Albertolli ricreano un’atmosfera che richiama, nel palazzo concesso e restaurato con liberalita dalla banca che Mattioli aveva governato per decenni, il secolo dei lumi, nel quale ebbe a formarsi.

Alberto Vigevani
La febbre dei libri
Memorie di un libraio bibliofilo
Sellerio editore - Palermo




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