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Alberto Vigevani - Un poeta in tipografia

Data 01/12/2020       Categoria Articles and Publications
Autore Admin

Alberto Vigevani - Un poeta in tipografia

Si è notato, nel ristretto mondo dei bibliofili, che reputati librai antiquari inseriscono nei loro cataloghi, accanto a libri antichi e a prime edizioni dei maggiori scrittori, volumi, anch’essi in verità piuttosto rari, stampati da Giovanni Mardersteig. Dopo gli inizi con la rivista ?Genius? – a cui lo chiamò un grande dell’editoria, Kurt Wolff (ch’io conobbi insieme alla moglie Helen, sua geniale collaboratrice), e sulla quale si stampò, credo per la prima volta, un racconto di Franz Kafka – Mardersteig fondò l’Officina Bodoni, prima a Montagnola presso Lugano e poi a Verona, città in cui nel 1927 fu chiamato da Arnoldo Mondadori per provvedere alla progettazione e all’esecuzione della splendida edizione dell’Opera omnia di D’Annunzio.

Come Gutenberg Mardersteig stampava col torchio a mano preziosi libri pure interamente composti a mano e tirati a pochi esemplari. Nato nella goethiana Weimar, nel 1892, la sua attività italiana cominciò a Montagnola, nel 1922, con un testo poetico di Goethe tirato, come prova, a dieci esemplari, e già, un anno dopo, uscì un suo elogio dovuto alla penna di Hermann Hesse. Da allora, e fino al 1977, anno della morte, dal suo torchio verranno licenziati 198 volumi. I primi sei sono soltanto prove: della stampa, della carta, e soprattutto dei caratteri che aveva fatto fondere dai punzoni originali di Giambattista Bodoni conservati a Parma nel Museo Bodoni.

Ma dei caratteri non si accontenterà mai. Nella sua biografia è presente una incessante ricerca di sempre più eleganti caratteri, fondata sui criteri di costruzione geometrica delle lettere e sugli esempi di scritture umanistiche e rinascimentali, da lui studiati a fondo in numerosi contributi sui caratteri e gli alfabeti di Feliciano da Verona, Francesco Torniello, Francesco Alunno, Damiano Moillo, Luca Pacioli, come pure sulle lettere – riprese da iscrizioni lapidarie romane – fatte scolpire da Leon Battista Alberti sul frontone del tempio Malatestiano a Rimini, sui caratteri incisi da Francesco Griffo per Aldo Manuzio, sugli slanciati corsivi di Ludovico Arrighi Vicentino. E presto Mardersteig si stancò dei pur magnifici Bodoni, che ai suoi inizi lo avevano conquistato, ritenendoli più tardi troppo severi e aulici, per creare lui stesso nuovi caratteri: il Bembo, derivato da quello del Griffo, lo Zeno e l’ineguagliabile Dante. Incisi da Charles Malin, sono tutti e tre entrati nel catalogo della Monotype Corporation, la Bibbia dei caratteri di tipografia. Ed è soprattutto nell’ambito dei caratteri da stampa che si delinea la ‘riforma’ apportata da Mardersteig, che restituì dignità alla nostra tipografia (e di conseguenza all’editoria), rinchiusa, dopo la neoclassica età bodoniana, in un’esasperata autarchia provinciale che costrinse all’uso di caratteri grossolani, ‘bastardi’, prodotti dall’industria italiana in regime di quasi monopolio. Contemporaneamente, Mardersteig restituiva armonia di spazi alla pagina, ridandole quelle auree proporzioni di bianchi e neri che, accette all’occhio, facilitano una serena lettura.
E non trascurò la legatura, avvalendosi di un artigiano di classe, Demeter. Se si esamina la produzione dell’Officina Bodoni, si avvertirà che buona parte dei testi stampati appartengono alla stessa civiltà umanistica e rinascimentale indagata nelle ricerche mardersteighiane intorno alla scrittura, ai caratteri e al loro disegno. Sono testi di Cavalcanti, Dante, Boccaccio, Bembo, Poliziano, Machiavelli, spesso in edizioni criticamente curate.

Il suo libro di maggior purezza e venustà, per unanime consenso, sono gli Amores di Ovidio, in formato ottavo e con caratteri esemplati sul corsivo del Vicentino. Tuttavia, soprattutto per la serie dei ?Cento Amici del Libro?, non trascurò i moderni: da Rilke a Montale. A parte l’Ovidio, le edizioni che meglio parleranno ai posteri della civilta del libro italiano del nostro tempo, furono quelle arricchite da illustrazioni di artisti contemporanei, le cui acqueforti o litografie originali sono sempre sposate con naturale eleganza con lo specchio di pagina e i caratteri. La prima, in ordine cronologico, e L’Oleandro di D’Annunzio, con 27 litografie in sanguigna di G.G. Bohmer, cui seguiranno, tra gli altri, due capolavori: Il Milione di Marco Polo con 30 litografie di Massimo Campigli, intonate meravigliosamente al carattere Griffo, stampato per Hoepli, e il Viaggio d’Europa di Bontempelli, stampato per le Edizioni della Chimera di Carla Marzoli, con 23 litografie di Arturo Martini, opere che hanno raggiunto quotazioni notevoli sul mercato antiquario. Ma bisogna citare almeno di sfuggita le Liriche di Saffo e il Theseus di Gide (Campigli).

L’attività di Giovanni Mardersteig per il libro non si è fermata però ai preziosi, elitari prodotti del suo torchio a mano, alle pazienti ricerche erudite, al disegno dei caratteri. Oltre alla stampa di tutti i volumi – sempre al torchio – dei ?Cento Amici del Libro?, ha creato la veste grafica della celebre collezione mondadoriana della ?Medusa?, ha progettato con Raffaele Mattioli la collana ?La Letteratura Italiana. Storia e Testi?, e ha collaborato con le Edizioni Il Polifilo nella progettazione dei volumi della collezione ?Classici Italiani di Scienze Tecniche e Arti?, tutte stampate dalla tipografia ‘meccanica’, la Valdonega, da lui fondata e diretta ora dal figlio Martino che, con la moglie, continua anche l’Officina Bodoni.

Alberto Vigevani
La febbre dei libri
Memorie di un libraio bibliofilo
Sellerio editore - Palermo




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