Classici Italiani
La summa del neoplatonismo fiorentino - 1482

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La summa del neoplatonismo fiorentino - 1482

FICINO, Marsilio (1433-1499). Theologia Platonica de animorum immortalitate. (Firenze, Antonio Miscomini, 7 novembre 1482).

 

PRIMA EDIZIONE, dedicata a Lorenzo il Magnifico, dell’opera più importante di Marsilio Ficino, nella quale egli intese dimostrare la perfetta coesistenza di cristianesimo, platonismo e prisca sapientia. Portata a termine nel 1474, l’opera fu ristampata a Venezia da Bernardino de’ Cori e Simone de Lovere nel 1491 con l’aggiunta delle emendazioni dell’autore. Marsilio Ficino, proveniente da una famiglia originaria di Figline, arrivò a Firenze intorno al 1451, dedicandosi da subito con passione allo studio della filosofia e della lingua greca. Influenzato dall’umanista Cristoforo Landino, si avvicinò in particolare alla filosofia platonica e neoplatonica (Plotino, Porfirio, Proclo, Giamblico) e agli scritti del corpus ermetico. Da Gemisto Pletone maturò l’idea che la filosofia greca (Platone soprattutto, ma anche l’opera di Aristotele non corrotta dai commentatori medievali) derivasse dalla sapienza dei prisci theologi , quale è espressa nei testi ermetici, negli Oracula Chaldaica di Zoroastro e negli inni orfici.

Ficino recuperò dalla tradizione neoplatonica, poi confluita nei trattati dei medici ed astrologi arabi medievali, il concetto di pneuma o spiritus, inteso come elemento intermediario fra anima e corpo dell’uomo. Eros, astrologia e conoscenza sono processi, profondamente correlati fra loro, che possono avvenire solamente per il tramite degli occhi, i quali ricevono dall’esterno le impressioni delle cose e nello stesso tempo trasmettono verso l’esterno i fantasmata (ossia i pensieri, il mondo onirico) della persona.

Quando una persona s’innamora di un’altra persona, essa, guardando l’altro negli occhi, riceve materialmente un flusso o raggio che la penetra e lascia la sua impronta nello pneuma del ricevente. Sorta di malocchio, la magia agisce nello stesso modo, con la fondamentale differenza che il mago, consapevole dei suoi poteri, influenza la vittima secondo la direzione desiderata.

L’astrologia, da parte sua, è una disciplina imprescindibile per il mago-filosofo, in quanto la sua padronanza permette il controllo, la cura e la conoscenza delle persone. Al momento della nascita, l’anima scende dal cielo e si cala nel corpo, lasciando in esso l’impronta o figura del pianeta da cui proviene. Ficino, giustificando la sua natura malinconica con l’influsso di Saturno, pianeta che entra nel suo domicilio sotto il segno dell’Acquario, darà così il via al mito del genio creativo, cupo e scostante, che avrà grande fortuna nel Romanticismo.

Dedicandosi attivamente all’attività di traduttore e commentatore delle opere di Platone per conto del duca Cosimo de’ Medici, Ficino ottenne da questi, in segno di stima, non solo onori a corte, ma anche doni preziosi come case e poderi.

Dopo la morte di Cosimo, egli esercitò una certa influenza su Lorenzo de’ Medici, eletto nel 1469. In quegli anni, con la compiacenza di quest’ultimo che gli conferì varie cariche, decise di abbracciare l’abito religioso. Egli si sentiva una sorta di sacerdote mago, insignito del ruolo storico di grande restauratore della filosofia platonica, e di conseguenza la carica ecclesiastica non poteva che intensificare questo suo ruolo. I rapporti fra Ficino e Lorenzo non furono tuttavia sempre idilliaci e si andarono in parte deteriorando in seguito alla polemica che il primo ebbe con Luigi Pulci, il quale amava prendersi gioco della magia del filosofo.

Nel 1474 Niccolò Todesca pubblicò a Firenze la versione volgare del De christiana religione, il cui testo latino uscì due anni dopo (Firenze, Niccolò di Lorenzo). Nel 1481, a seguito dell’esplosione di una pestilenza, Ficino compose e diede alle stampe (Firenze, Stamperia di S. Jacopo da Ripoli) il Consilio contro la pestilenzia, frutto dei suoi studi medici giovanili.

Nel 1484, sempre a Firenze presso la Stamperia di S. Jacopo da Ripoli, vide finalmente la luce il ponderoso volume dell’opera omnia di Platone nella traduzione e con il commento del Ficino. Dopo tanti anni passati sui testi platonici, questi si dedicò poi alla studio delle Enneadi di Plotino, stampate dal Miscomini nel 1492.

Negli ultimi anni di vita, grazie anche alla pubblicazione delle opere magiche (Libri de vita 1489, De sole e De lumine 1493), la fama di Ficino varcò i confini nazionali. Egli stabilì contatti con Robert Gaguin e Jacques Lefèvre d’Etaples in Francia, con Thomas Linacre e John Colet in Inghilterra, con Paolo di Middelburgo in Olanda, con Johannes Reuchlin in Germania e con molti dotti ungheresi e polacchi. Dopo l’arrivo di Carlo VIII e la conseguente cacciata dei Medici (1494), cercò nuove protezioni. Appoggiò inizialmente l’ascesa di Savonarola, per poi attaccarlo aspramente negli ultimi anni. Morì a Careggi il 1 ottobre del 1499.

 

Descrizione fisica. Un volume in folio di cc. 318 non numerate. La nona carta è bianca. L’opera contiene numerosi passaggi in greco, precedendo quindi di sei anni quello che viene considerato come il primo libro stampato in caratteri greci a Firenze, ossia l’Omero del 1488.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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