Classici Italiani
La nascita dell'opera buffa - 1733

Data 01/12/2020       Categoria Classici Italiani
Autore Admin

La nascita dell'opera buffa - 1733

[PERGOLESI, Giovanni Battista musicista (1710-1736)-FEDERICO, Gennaro Antonio librettista (m. 1744)]. La serva padrona , in: “Il prigionier superbo, dramma per musica da rappresentarsi nel Teatro di S. Bartolomeo festeggiandosi il felicissimo giorno natalizio della Sac. Ces. Catt. Real Maestà di Elisabetta Cristina Imperadrice”, Napoli, [s.n.], [1733].

 

PRIMA EDIZIONE del libretto (le musiche, come sempre a quei tempi, venivano stampate a parte) della Serva padrona, che fu rappresentata la sera del 28 agosto del 1733 nel teatro napoletano di S. Bartolomeo come intermezzo comico in due parti da collocarsi nei due entractes del Prigionier superbo dello stesso duo Pergolesi-Federico.

Le origini del genere comico musicale, inteso come istituzione provvista di proprie regole da contrapporsi al teatro tragico, sono un fatto essenzialmente napoletano, legato a precisi ambienti sociali e strutture cittadine. Ma su di esse ebbe un’influenza determinante anche la riforma arcadica del melodramma. L’incontro fra Pergolesi e Federico, il miglior librettista napoletano del tempo, fu un evento tanto fortunato quanto raro, paragonabile per importanza al connubio fra Mozart e Da Ponte. I due produssero insieme due straordinari capolavori, Lo frate ‘nnamorato (1732) in dialetto napoletano, destinato ad avere un grandissimo successo, ma solo in ambito locale, e la Serva padrona appunto, che non venne più rappresentata a Napoli, dove l’intermezzo era un genere di consumo stagionale, ma iniziò poco dopo uno straordinario viaggio europeo: Roma e Parma ’38, Graz ’39, Dresda e Monaco ’40, Venezia in vari teatri dal ’40 al ’45, Amburgo ’43-’46, Praga ’44, Augusta, Vienna e Parigi ’46.

A Parigi, dopo la prima rappresentazione, la Serva padrona fu nuovamente inscenata nel 1752, rivelando ai Francesi il nuovo stile musicale dell’Opera buffa. Scoppiò allora la così detta Querelle des bouffons, che, inserendosi nella più generale disputa sul valore musicale dell’italiano e del francese, segnò un momento di grande rilevanza storica. Dalla parte della nuova opera si schierarono quasi tutti i philosophes e gli enciclopedisti (Voltaire, D’Holbach, Diderot, Rousseau, ecc.), che videro nel linguaggio comico e quotidiano e nell’espressione naturale dei sentimenti una nuova poetica musicale e linguistica.

Il libretto del Federico, pur non essendo un capolavoro letterario, è comunque un meccanismo perfetto di funzionalità scenica e musicale. Esso fu più volte ristampato, ma già a partire dall’edizione del 1738, forse per mancanza di disponibilità della princeps, già divenuta rarissima, il testo fu ricostruito sulla base della partitura. Nel 1746 fu pubblicato a Parigi in edizione bilingue. Esso fu inoltre musicato da G. Paisiello.

Giovanni Battista Pergolesi nacque a Jesi nel 1710. Dopo i primi studi compiuti nella sua città natale, all’età di quindici anni fu mandato a studiare presso il Conservatorio di Napoli, che era allora una delle capitali mondiali della musica, diplomandosi nel 1731.

Assunto dal Principe di Stigliano come maestro di cappella, nel 1732 ottenne l’incarico di organista presso la Cappella Reale. Dopo il successo dell’anno precedente, nel 1734 mise in scena Adriano in Siria, un dramma in musica su libretto di Pietro Metastasio, composto in occasione del compleanno della regina Elisabetta Farnese. Nello stesso periodo fu nominato maestro di cappella sostituto della città di Napoli.

In seguito al ritorno dei Borbone, Pergolesi seguì i suoi patroni a Roma, dove debuttò nel 1735 con il dramma L’Olimpiade. Poco dopo tuttavia fece ritorno a Napoli, dove andò in scena Il Flaminio, su libretto del Federico. Prima di morire di tubercolosi nel 1736 a soli ventisei anni, fece in tempo a comporre un bellissimo Stabat mater.

Gennaro Antonio Federico nacque a Napoli in epoca imprecisata. Di professione avvocato, scrisse commedie in prosa e libretti per componimenti sacri, opere buffe e intermezzi, sia in dialetto che in lingua.

 

Descrizione fisica. Un volume in 12mo di pp. 48, (12). A p. 4 viene esposto l’Argomento, a pagina 5 le Mutazioni di scene, a p. 6 sono elencati Autore della musica e Attori.

F. Govi, I classici che hanno fatto l'Italia, Milano, Regnani, 2010






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